SyskrackLab – FAB LAB: NUOVE REALTÀ PER L’INNOVAZIONE E LA GESTIONE DELLA CONOSCENZA

Knowledge Management Fablab

Questo il titolo della tesi scritta da Andrea Daelli.
Andrea, nuovo amico della community, è uno studente della facoltà di Scienze politiche e sociali, corso di Laurea in Gestione del lavoro e comunicazione per le organizzazioni all’università Cattolica di Milano.

L’obiettivo della tesi è “fornire una disamina del fenomeno dei fab lab intesi come realtà in grado di stimolare l’innovazione e la gestione della conoscenza”.

Andrea ci ha contattato per ascoltare il nostro racconto in merito all’esperienza maturata in quasi un decennio di attività come Fab Lab, il SyskrackLab.

Questa proposta ci ha subito entusiasmati, così, i soci Giuseppe Liuzzi e Giuseppe Becci hanno avuto l’onore di trasmettere la loro esperienza e visione in merito ai Fab Lab.

Il lavoro di Andrea è stato magistrale. Consigliamo vivamente la lettura della sua analisi rispetto al fenomeno.
Lo ringraziamo pubblicamente per la professionalità con cui ha svolto il lavoro e per averci reso partecipi di questo interessantissimo progetto. Ti facciamo i migliori auguri :)

Vi lasciamo un piccolo estratto sul capitolo dedicato a Syskrack Giuseppe Porsia e al Syskrack Lab.
In allegato trovate il lavoro completo.

 


5.6 SyskrackLab


5.6.1 La realtà

SyskrackLab si distingue da altri Fablab per il motivo della sua nascita: è nato a seguito della
scomparsa di una persona, Giuseppe Porsia, alias Peps. Giuseppe, venuto a mancare nel 2013, era
una persona che credeva nella filosofia del DIY, ovvero del “fai da te” e della condivisione della
conoscenza. In quegli anni iniziava a svilupparsi la stampa 3D e Peps si è subito interessato al tema,
iniziando a creare stampanti 3D inizialmente a Roma e successivamente a Grassano, in Basilicata.
Dopo la sua scomparsa, molti conoscenti, amici e famigliari hanno deciso di continuare questo
progetto perché, come spiega Giuseppe Liuzzi, socio fondatore del laboratorio e cugino di Giuseppe
Porsia, «da questa energia si viene a creare un legame tra tutte le persone che lo hanno conosciuto
e si decide di fare un associazione dedicata a Peps». Il suo motto era “Helping humans to carry our
world on each of our shoulders”. Quando Peps decise di intraprendere questo percorso, non vi era
ancora l’idea dei Fablab in Italia; difatti lui voleva cercare di “hackerare il sistema” e a sostegno delle
sue idee ha elaborato diversi scritti sull’argomento. Difatti, l’etimologia del nome proviene
dall’unione delle due parole system (Sys) e rottura (Krack), per esprimere la volontà di rompere il
sistema.167 Ad esempio, uno scritto chiamato “Syskrack L@bs”:La società malfunzionante e decadente
che ci circonda è un sistema instabile, corrotto,
totalmente obsoleto ed autodistruttivo e proprio perciò, come un sistema informatico con queste
caratteristiche, risulta essere pieno di bug e vulnerabilità, che gente curiosa e attenta può individuare
facilmente e sfruttare per guadagnare un accesso root e poter cambiare positivamente le cose. […]
per raggiungere le masse, comunicare, replicarsi e crescere viricamente, distribuire, abbattere le
barriere geografiche, liberare la conoscenza e raggiungere obiettivi di miglioramento della società e
rispetto ed organizzazione nei confronti del pianeta e di tutti i suoi altri inquilini.
Da questi principi nasce Syscrack L@bs, un’idea, una community di “hacker del sistema” che
abbia un asset aziendale anche se noprofit, totalmente distribuita e strutturata su due livelli:
a. Un lato virtuale online attraverso uno o più portali web che forniscano e sostituiscano
completamente la “struttura” di una azienda classica […] Tutto automatizzato, integrato e
distribuito tra i vari membri.
b. Un lato fisico costituito dai vari “Labs” ovvero i luoghi fisici in cui i membri smanettano e
condividono i loro macchinari, risorse fisiche, spazio e invenzioni alla community […] La distribuzione geografica è fondamentale per sfruttare quanti più bug possibili e per far sì che
la cosa abbia da subito un carattere “sovrannazionale” e non legato al dove.

Dopo aver creato un’associazione con i conoscenti molti di Grassano di Peps, si trasformò
questa entità in un Fablab, tramite l’adesione ai principi contenuti nella Fab Charter. L’obiettivo
primario è la diffusione dell’energia di Giuseppe, tramite il miglioramento delle potenzialità del
territorio e la diffusione della conoscenza. Come spiega Giuseppe Liuzzi, «soprattutto al sud, si
sentiva la necessità di seguire la filosofia di craccare il sistema, dare accesso alle risorse a chi non
ha i privilegi da amministratore, nell’ottica di cercare di migliorare il mondo». Difatti, come spiega,
la Basilicata è un territorio difficile per la crescita delle start up e, in questo contesto, di un Fablab.
Addirittura, «in alcuni punti non è accessibile internet, non ci sono le strutture per sostenere questo
tipo di iniziative, né le politiche necessarie per farlo». Inoltre, la regione soffre di un calo costante
della popolazione attiva, il che rende difficoltoso per il laboratorio trovare talenti e utenti che possano
essere coinvolti nelle attività di miglioramento del territorio. Nonostante queste difficoltà, compresa
l’assenza di fondi pubblici a sostegno, il laboratorio funziona tramite diverse attività:
I. Offerta di uno spazio fisico. Gli utenti possono incontrarsi e confrontarsi su diverse
tematiche e progetti;
II. Condivisione dei macchinari. È presente un parco macchine in continuo
aggiornamento a disposizione di chi ne necessita;
III. Corsi di formazione. Per apprendere le competenze di fabbricazione digitale,
suddivisibili in corsi per utenti e professionali;
IV. Supporto alla community. Soprattutto a livello virtuale, ci sono aree di discussione, di
sostegno e di aiuto per lo sviluppo di competenze e progetti;
5.6.2 Knowledge management e Open Innovation
È fondamentale mantenere un’innovazione aperta e condividere le conoscenze sviluppate
perché oltre a rappresentare la filosofia di Peps la condivisione delle proprie competenze e risultati
permette un miglioramento del territorio e un maggiore coinvolgimento dalle persone per questo
genere di temi e attività. Ad esempio, la stampa 3D è stata possibile portarla in Basilicata perché era
un tecnologia condivisa; se non lo fosse stato, probabilmente questa possibilità non sarebbe mai
giunta in un territorio ostile all’innovazione. Inoltre, la maggior parte delle tecnologie, o dei software,
sviluppate sono basate su altre conoscenze condivise. Di conseguenza, si può anche ipotizzare una
sorta di motivazione che spinga i creatori a rendere accessibili i propri risultati e processi. Tuttavia, è
fondamentale ricordare che l’attività di open source non è a titolo gratuito; ci sono diverse
competenze, conoscenza e impegno nel giungere a quel determinato risultato. Inoltre, il laboratorio
cerca di diffondere i propri progetti e come li ha realizzati poiché, ad esempio, un soggetto ha un
medesimo problema e, magari, non ha le capacità di risolverlo autonomamente e necessita di
supporto. Quindi Syskracklab è dedito a continuare in questa ottica. Come spiega Giuseppe Liuzzi,
«ancora oggi credo in questa filosofia e la mia sfida è piazzarla ovunque, contaminare le persone.
Open source può essere anche condividere il proprio codice dietro pagamento, magari
convenzionato, o ancora più basso». Non mancano le possibilità di incontro con la ampia community
del laboratorio. Ad esempio, nel 2022, c’è stato “Naturalmente Tecnologici”, un evento con lo scopo
di studiare e indagare nuovi metodi per lo sviluppo tecnologico anche da un punto di vista etico e
sostenibile a livello ambientale e sociale. Oltre a questo, il l’associazione è partner di “Visionary
Days”, altro evento orientato a definire un tavolo di coprogettazione per evidenziare le necessità del
territorio che possono essere soddisfatte con la tecnologia.
Inoltre, nel corso del 2020, il laboratorio è stato capofila del progetto “Officine mediterranee”,
un “collettivo informale tra Fablab, associazioni, professionisti, makers e organizzazioni che si
occupano di nuove tecnologie, artigianato digitale ed innovazione sociale”
(www.officinemediterranee.it). È stato fondamentale durante la pandemia, poiché, grazie alla
collaborazione instaurata tramite questo progetto, è stato possibile realizzare dispositivi di sicurezza
per il personale sanitario degli ospedali più vicini.
All’interno del Fablab, non c’è una strutturazione; vi è un organo direttivo, l’assemblea dei
soci, ma per quanto riguarda la gestione dei macchinari e dei corsi di formazione ogni addetto ai
lavori ha delle competenze complementari, in modo che sia in grado di soddisfare ogni esigenza.


5.6.3
Formazione offerta


Il target principale sono le scuole, con cui sono organizzati degli incontri per far scoprire ai
ragazzi questo tema. Altrimenti, si cerca di creare dei workshop per far comprendere ai ragazzi non
solo queste tematiche ma anche una serie di competenze trasversali connesse e che possono risultare
utili in qualsiasi ambito come, ad esempio, il lavoro in gruppo o il problem solving. Sono presenti
anche corsi per la consapevolezza digitale, rivolti a un target di persone che non possiede un livello
di alfabetizzazione digitale sviluppato. In altri progetti, «cerchiamo di coinvolgere più fisicamente la
popolazione di Grassano per stimolare la domanda latente, in modo da intercettare quel pubblico
che non sa di essere interessato». Si nota come l’obiettivo sia quello ideato da Peps: contaminare le
menti per cambiare il sistema. Per quanto riguarda i metodi, si decidono in base al tipo di target
individuato: per i ragazzi si tende a organizzare attività attive per coinvolgerli al meglio soprattutto
negli spazi del laboratorio, mentre con gli adulti, dato che, tendenzialmente, sono spinti da una
passione per i temi proposti, si offre un contenuto più teorico. Tuttavia, si cerca di evitare un approccio
teorico perché, in ogni caso, il metodo adottato è il Learning By Doing, imparare facendo. «Si
intercettano spesso delle nicchie di persone, magari gente che ha anche competenze profonde ma le
tiene per sé e non riesce a condividerle». Una volta trovati questi professionisti, si cerca di
comprendere le competenze e conoscenze che possiedono, contestualizzare al tema della
fabbricazione digitale e usufruirne quando possibile.
Per quanto riguarda il periodo pandemico, vi è stato uno spostamento della community dal
luogo fisico al virtuale, permettendo una maggiore affluenza di persone. Inoltre, in quel periodo, come
indica Giuseppe, «ci sono capitate molte opportunità di business che non abbiamo accettato perché
eravamo già occupati in altri progetti, anche se erano proposte molto allettanti. Siamo rimasti della
nostra filosofia, ossia mantenere un luogo in cui le persone potessero condividere le proprie idee,
rilanciarsi e specializzarsi nella fabbricazione digitale, soprattutto in un momento difficile come
quello». Perciò, la pandemia non ha causato un rallentamento ma bensì un’opportunità per migliorare
la propria community.


5.6.4 Prospettive future


Sicuramente un ambiente non incentivante nei confronti di questo tipo di iniziative, come in
questo caso la Basilicata, non promuove un futuro allettante per questo fenomeno. Tuttavia, è proprio
in queste realtà che bisogno proporre un nuovo paradigma per cambiare le cose, per hackerare il
sistema e renderlo accessibile a chi non ne ha le capacità. Come spiega Giuseppe, «ci siamo resi conto
con l’esperienza che personalmente e professionalmente questo modello funziona. Mi impegno a
condividere pratiche di open source con la community con chi condivide gli stessi valori, sia
fisicamente sia virtualmente, e utilizzo quelle competenze per offrire servizi a soggetti esterni.
Contribuisce a creare una nuova figura di un artigiano digitale» perché si apprendono competenze
sia pratiche, ossia l’utilizzo di macchinari, sia teoriche, ossia la progettazione e il problem solving.
Syskracklab crede che il fenomeno dei Fablab abbia ancora molto da dimostrare, a un condizione: «è
necessario che ci sia una rinascita della mentalità delle persone» ossia un atteggiamento proattivo
non al consumo bensì alla creazione di nuove idee, alla riparazione, all’innovazione. Chiaramente,
non deve essere considerato in modo estremo, ossia che è imperativo costruirsi ogni cosa perché
bisogna ricordarsi di «commisurare lo sforzo nel produrre un qualcosa al tempo di vita reale».

 

Tesi completa scaricabile da qui: FAB LAB: NUOVE REALTÀ PER L’INNOVAZIONE E LA GESTIONE DELLA CONOSCENZA